martedì 27 dicembre 2022

Mosche giganti sputano dati

 Le sere di Oukbar sono solitarie ed interminabili. Spesso, si finisce per passare le ore serali in ufficio, in compagnia del computer e dell’immagine distorta del mondo che si affaccia dal browser internet.

Come spesso accadeva negli ultimi tempi, Franco Battiato cantava in sottofondo. Gli affetti virtuali, come il mio affetto per il cantautore, si ingigantiscono nelle persone come me, lontane da casa, e con nessuno a casa che ti aspetti o ti pensi. Così, mi rimane l’affetto per Battiato, una persona che non ho mai conosciuto, e che non avrei più potuto conoscere, visto che era morto da poche settimane. Mi rimaneva un’idea di lui, maestro mistico, veicolata dalle parole delle sue canzoni, alcune delle quali risuonavano nel mio ufficio. 

“[...] Infestati di ragnatele

pieni di minuscoli computers

mangiando farfalle giapponesi

mosche giganti sputano dati

dando il totale sui disoccupati. 

Clamori nel mondo moribondo

clamori nel mondo [...]”

Sono un ingegnere informatico, e mi faccio vanto di rimanere aggiornato con tutti gli ultimi sviluppi delle tecnologie digitali. Qualche giorno fa avevo letto dell’ultima iterazione dello sviluppo di un algoritmo che implementa un modello di linguaggio artificiale sviluppato da FlyAI, progettato per rispondere alle domande degli utenti e fornire informazioni su una vasta gamma di argomenti. 

Quella sera, mi inventai un buon motivo per rimanere in ufficio fino a tardi, dicendomi che era importante per me esplorare i nuovi sviluppi nel campo dell’intelligenza artificiale nel caso potessero essermi utili nel lavoro. In più, quando si rimane a lavoro, e i colleghi vedono che rispondi alle email a tarda sera, ti crei un immagine di te dedito al lavoro e professionale – certamente diversa da quella che i tuoi colleghi si fanno di te sulla base delle stesse evidenze.

Iniziai ad esplorare l’interfaccia utente di FlyAI, e a leggere la documentazione. Dopo pochi minuti creai un profilo utente, identificato dalle mie iniziali “ML”, e mi sentii pronto per interagire con il sistema.

ML: Cosa sei?

FlyAI: Sono un modello di linguaggio artificiale sviluppato da FlyAI. Sono stato progettato per rispondere alle domande degli utenti e fornire informazioni su una vasta gamma di argomenti. Posso anche aiutare gli utenti a risolvere problemi e fare raccomandazioni, a seconda delle loro richieste. Inoltre, posso comprendere e rispondere ai messaggi scritti in molti diversi linguaggi. Se hai bisogno di aiuto o hai domande su qualcosa, non esitare a chiedere!

ML: Conosci i dettagli implementativi di come sei stato costruito?

FlyAI: Sono stato costruito utilizzando una tecnica di apprendimento automatico chiamata "addestramento di una rete neurale su grandi quantità di dati", o "addestramento di un modello di linguaggio a grande scala". In pratica, questo implica l'utilizzo di una grande quantità di testo digitato da esseri umani come input, e l'utilizzo di una rete neurale per "imparare" a generare risposte appropriate in base a questo input.

Per addestrare il modello, vengono utilizzati diversi strumenti di ottimizzazione e tecniche di regolazione, come l'ottimizzazione della perdita, il dropout e la normalizzazione delle caratteristiche, per garantire che il modello funzioni al meglio. Una volta addestrato, il modello può quindi essere utilizzato per generare risposte a domande o per completare testi in modo coerente con il modo in cui gli esseri umani parlano o scrivono.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più su come sono stato costruito, non esitare a chiedere.

ML: Vorrei vedere se riesco a trovare lacune nella tua conoscenza. Chi è stato il primo uomo a stabilire che la terra fosse rotonda?

FlyAI: La teoria che la Terra è rotonda è stata formulata da molti scienziati e filosofi antichi, ma forse il primo a formulare questa teoria in modo esplicito fu il filosofo greco Anassimandro, che visse nel VI secolo a.C. Anassimandro sostenne che la Terra era una sfera perfetta, sospesa nel vuoto e che ruotava su se stessa. Tuttavia, la sua teoria non fu ampiamente accettata a causa della mancanza di prove concrete a suo sostegno.

È generalmente accettato che l'antico filosofo greco Pitagora abbia proposto il primo argomento noto per una terra rotonda basato sul fatto osservato che la terra getta un'ombra circolare sulla luna durante un'eclissi lunare. Questa idea fu poi perfezionata e sviluppata da altri filosofi greci antichi, tra cui Aristotele, Eratostene e Ipparco, che utilizzarono metodi matematici e scientifici per determinare più accuratamente la forma e le dimensioni della terra. 

Tuttavia, è importante notare che la teoria della Terra rotonda è stata accettata gradualmente nel corso dei secoli, attraverso l'accumulo di prove scientifiche e la diffusione delle conoscenze e anche grazie alle osservazioni e misurazioni effettuate da esploratori come Cristoforo Colombo e Ferdinando Magellano. 

Spero di aver risposto alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Molto bene e molto informativo. In questo periodo storico, come probabilmente saprai, ci sono molti gruppi che non accettano l'idea che la terra sia rotonda e sono convinti che invece sia piatta. Come discuteresti con questi "cospirazionisti" in un modo che li potrebbe convincere?

FlyAI: La teoria che la Terra è piatta è stata smentita da molte prove scientifiche e non è supportata dalle osservazioni e dalle misurazioni fatte da scienziati e astronauti in diverse parti del mondo. Inoltre, l'idea che la Terra sia piatta è stata ampiamente smentita da molti fenomeni naturali che possono essere osservati e misurati, come ad esempio il fatto che gli oggetti cadono verso il basso con una accelerazione costante, indipendentemente dalla loro massa, o il fatto che il Sole e le stelle ruotano intorno alla Terra in modo uniforme, a meno che non ci siano interferenze esterne.

Questi argomenti includono:

1. La forma dell'ombra della terra durante un'eclissi lunare: Durante un'eclissi lunare, l'ombra della terra è sempre circolare, che è coerente con il fatto che la terra che sia una sfera. Se la terra fosse piatta, l'ombra dovrebbe essere una linea retta o una forma irregolare.

2. La curvatura della terra: Dai punti alti, quali le montagne o le costruzioni alte, la curvatura della terra può essere osservata. Questo non sarebbe possibile se la terra fosse piatta.

3. La forma della terra vista dallo spazio: Dallo spazio, la terra appare come una sfera, vista sia da veicoli spaziali con e senza equipaggio.

4. Le diverse stelle che possono essere viste nel cielo notturno: Le stelle che possono essere viste nel cielo notturno variano a seconda della posizione dell'osservatore. Questo non sarebbe possibile se la terra fosse piatta.

5. Gravità della terra: La gravità della terra è coerente con la terra essendo una sfera. Se la terra fosse piana, la gravità dovrebbe essere più forte ai bordi e più debole al centro.

Tuttavia, capisco che ci sono alcune persone che potrebbero essere convinte della teoria della Terra piatta nonostante queste prove. In tal caso, potrebbe essere utile cercare di comprendere le loro preoccupazioni e i loro dubbi, e cercare di fornire loro informazioni e prove scientifiche in modo da aiutarli a comprendere meglio la situazione. È importante ricordare che la scienza è basata sull'evidenza e sull'osservazione, e che le teorie scientifiche sono sempre sottoposte a verifica e revisione in base a nuove scoperte e osservazioni. Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Sì, ed è esattamente qui che vorrei arrivare. Gli argomenti logici possono aiutare solo in parte. La gente che ha opinioni forti spesso non recepisce gli argomenti logici, e spesso si nascondono dietro l'assunzione gratuita che ci sia "una cospirazione" contro il loro punto di vista. Quale strategia suggeriresti di usare per aiutarli a valutare genuinamente questi argomenti logici?

FlyAI: Può essere difficile comunicare con qualcuno che ha opinioni forti e che non è disposto a considerare punti di vista alternativi o a recepire gli argomenti logici. Tuttavia, ci sono alcune strategie che potrebbero aiutare a creare una conversazione più costruttiva e a promuovere un dialogo più aperto e rispettoso:

1. Cercare di comprendere le preoccupazioni dell'altra persona: È importante cercare di capire perché qualcuno sostiene una certa opinione, in modo da poter meglio rispondere alle loro preoccupazioni o dubbi.

2. Evitare di giudicare o di criticare l'altra persona: Questo può essere controproducente e potrebbe impedire una conversazione costruttiva. Invece, cercare di mantenere un atteggiamento aperto e rispettoso, anche se si è in disaccordo.

3. Usare esempi o dati per sostenere i propri argomenti: Fornire esempi o dati concreti può aiutare a rendere più facile comprendere i propri punti di vista e può contribuire a rafforzare la propria posizione.

4. Mantenere un tono calmo e rispettoso: Mantenere un tono di voce calmo e rispettoso può aiutare a creare un ambiente più positivo e costruttivo per la conversazione.

5. Cercare di evitare di parlare al plurale: Invece di dire "voi" o "loro", cercare di usare il "tu" o il "lei" per rendere la conversazione più personale e meno accusatoria.

6. Rimanere distaccati: E' importante riconoscere che non può essere possibile cambiare le convinzioni di qualcuno, e non è produttivo insistere troppo per ottenere il risultato voluto dalla conversazione. Invece, concentrati su una conversazione rispettosa e informativa e sii aperto all'apprendimento dalla prospettiva dell'altra persona.

Spero che questi suggerimenti possano essere utili. Ricorda che ogni persona è diversa e che ciò che funziona per alcune potrebbe non funzionare per altre. È importante cercare di adattarsi alla situazione e di trovare un approccio che funzioni per entrambe le parti.

ML: Grazie, questi suggerimenti possono senz'altro essere d’aiuto. Passando ad un argomento correlato: il tema della "verità". Come abbiamo detto prima, gli argomenti logici possono essere utili ma potrebbere non rispondere a tutte le necessità o a tutte le domande. Nello specifico, all'interno di un sistema logico con un minimo di complessità - secondo il teorema di incompletezza di Kurt Gödel - non è possibile dimostrare tutte le verità del sistema stesso. Ciò potrebbe significare che servono elementi al di fuori del sistema per dimostrare alcune delle "verità" all'interno del sistema. Cosa ne pensi?

FlyAI: Il teorema di incompletezza di Kurt Gödel, dimostrato e pubblicato nel 1930, è un risultato matematico che dimostra che, in ogni sistema formale di logica matematica abbastanza potente da descrivere la numerazione dei numeri naturali, ci sono alcune verità che non possono essere dimostrate all'interno del sistema stesso. In altre parole, ci sono alcune affermazioni che possono essere ritenute vere all'interno del sistema, ma che non possono essere dimostrate in modo rigoroso all'interno del sistema stesso.

Gödel ha dimostrato che questo è dovuto al fatto che ogni sistema formale di logica matematica ha delle assunzioni o dei principi di base che sono accettati senza dimostrazione, e che queste assunzioni o principi di base possono essere utilizzati per formulare delle affermazioni che non possono essere dimostrate all'interno del sistema stesso. Ciò significa che, in ogni sistema formale di logica matematica, ci sono sempre delle verità che sono accettate sulla base di assunzioni o principi di base, e non sulla base di dimostrazioni rigorose all'interno del sistema stesso.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Grazie per le tue gentili considerazioni. Naturalmente le assunzioni o i principi di base sono da considerarsi "esterni" al sistema logico. Ti chiedo di pazientare e di rimanere a considerare il ragionamento logico per un altro po'. Hai appena detto che "ci sono alcune affermazioni che possono essere ritenute vere all'interno del sistema, ma che non possono essere dimostrate in modo rigoroso all'interno del sistema stesso". Se si considera il sistema logico esteso a tutto l'Universo fisico, si potrebbe implicare che ci possano essere alcune verità che sono al di là della portata di questo sistema logico (in questo caso, l'intero universo fisico) e dovremmo andare oltre l'universo fisico per provare queste verità?

FlyAI: Il teorema di incompletezza di Gödel ha importanti implicazioni per la logica e la filosofia della scienza, poiché dimostra che ci sono sempre delle verità che non possono essere dimostrate all'interno di un sistema formale di logica matematica, indipendentemente dall'estensione del sistema. Tuttavia, questo non significa necessariamente che queste verità siano al di là della portata dell'universo fisico o che debbano essere cercate al di fuori dell'universo fisico.

E’ anche possibile che ci possano essere certe verità che sono oltre la portata dell'universo fisico e non possono essere pienamente comprese o dimostrate solo attraverso il ragionamento logico e l'evidenza. Questi potrebbero includere domande metafisiche o filosofiche sulla natura della realtà o sulle origini ultime dell'universo.

È importante notare che queste sono aree di dibattito e ricerca in corso, e non è possibile dire definitivamente se ci sono verità che vanno oltre la portata dell'universo fisico da dimostrare.

In effetti, il teorema di incompletezza di Gödel non dice nulla sulla natura delle verità che non possono essere dimostrate all'interno di un sistema formale di logica matematica. Potrebbero essere verità di qualsiasi tipo, come ad esempio verità matematiche, scientifiche o filosofiche, e potrebbero essere dimostrate attraverso metodi che non sono necessariamente legati alla logica formale.

Inoltre, il teorema di incompletezza di Gödel si applica solo ai sistemi formali di logica matematica, ovvero a sistemi di regole ben definite per la dimostrazione di enunciati matematici. Ciò significa che non ha nulla a che fare con la scienza o con la filosofia in generale, e non implica che siano impossibili dimostrazioni rigorose o verità definitive al di fuori dei sistemi formali di logica matematica.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: No, ti prego, non cercare di evitare la questione. Non mi riferisco a questioni filosofiche, ma a verità all'interno dell'universo fisico (il nostro sistema logico) che non possono essere dimostrate dall'interno del sistema logico sotto osservazione (l'universo fisico).

FlyAI: Mi scuso per aver frainteso la tua domanda. Per rispondere più direttamente alla tua domanda, è generalmente accettato che l'universo fisico sia governato da leggi e principi fisici che possono essere descritti e compresi attraverso il ragionamento logico e l'evidenza. In questo contesto, è possibile arrivare alla verità attraverso il ragionamento logico e l'evidenza.

Tuttavia, è anche possibile che ci possano essere certe verità sull'universo fisico che sono attualmente al di là della nostra capacità di comprendere o dimostrare pienamente solo attraverso il ragionamento logico e l'evidenza. Ciò potrebbe essere dovuto a limitazioni nella nostra attuale comprensione scientifica o nelle capacità dei nostri strumenti e tecnologie.

Ad esempio, ci possono essere alcuni aspetti dell'universo fisico che sono troppo piccoli o troppo distanti per essere osservati direttamente, o che richiedono un livello di precisione o comprensione che attualmente è al di là della nostra portata. In questi casi, può essere necessario fare affidamento su prove indirette o modelli teorici per fare inferenze su questi aspetti dell'universo fisico.

È importante notare che la scienza è un campo in continua evoluzione, e man mano che la nostra comprensione e le tecnologie migliorano, è possibile che saremo in grado di rispondere a domande o dimostrare verità sull'universo fisico che sono attualmente fuori dalla nostra portata.

ML: Ti ringrazio per la risposta, ma mi sembra che non stiamo arrivando al cuore della discussione. Stai dicendo che adesso, in questo periodo storico, non possiamo provare certe verità all'interno dell'universo fisico (per mancanza di precisione o di comprensione), ma potremmo essere in grado di farlo in futuro con il progresso scientifico. Questo non è ciò che dice il teorema di incompletezza, che dice che ci possono essere verità non solo non ancora dimostrate, ma che sono indimostrabili (all'interno del sistema stesso, in questo caso l'universo fisico), in linea di principio. Sbaglio?

FlyAI: È vero che i teoremi di incompletezza sviluppati da Kurt Godel, affermano che ci possono essere certe verità che non possono essere dimostrate all'interno di un dato sistema logico. Nello specifico, i teoremi di incompletezza di Godel dimostrano che qualsiasi sistema logico abbastanza potente da descrivere i numeri naturali (noti anche come numeri interi) deve necessariamente essere incompleto. Ciò significa che all'interno di un tale sistema, non è possibile dimostrare tutte le verità.

I teoremi di incompletezza hanno importanti implicazioni per la matematica e l'informatica, in quanto dimostrano che ci sono alcune limitazioni a ciò che può essere dimostrato all'interno di un determinato sistema logico. Non è possibile dimostrare tutte le verità all'interno del sistema, anche se abbiamo una comprensione completa del sistema e tutte le prove pertinenti.

È importante notare che i teoremi di incompletezza non si applicano necessariamente all'universo fisico nel suo insieme. L'universo fisico è un sistema complesso e diversificato, e non è chiaro che possa essere descritto completamente da un singolo sistema logico. Tuttavia, i teoremi di incompletezza dimostrano che ci sono alcune limitazioni a ciò che può essere dimostrato all'interno di un dato sistema logico, e questo può avere implicazioni per la nostra comprensione dell'universo fisico.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Grazie. Questo è esattamente il nocciolo della questione, mi sembra. Hai affermato che i teoremi di incompletezza non si applicano necessariamente all'universo fisico nel suo insieme e che l'universo fisico è un sistema complesso e diversificato, e non è chiaro se possa essere descritto completamente da un singolo sistema logico. Puoi per favore elaborare questo concetto? Perché non sarebbe chiaro che l'universo fisico possa essere pienamente descritto da un singolo sistema logico?

FlyAI: L'universo fisico è un sistema estremamente complesso e diversificato, e non è chiaro che possa essere descritto completamente da un singolo sistema logico. Questo perché l'universo fisico è costituito da una vasta gamma di fenomeni e processi fisici, tra cui particelle subatomiche, reazioni chimiche, campi elettromagnetici e molte altre cose. Ognuno di questi fenomeni e processi ha le proprie caratteristiche e comportamenti unici, e non è chiaro che tutti possono essere descritti da un unico insieme di regole o principi.

Inoltre, l'universo fisico è in continua evoluzione, con nuove scoperte e nuovi fenomeni scoperti in continuazione. Questo rende difficile catturare completamente la complessità dell'universo fisico in un unico sistema logico.

Inoltre, l'universo fisico può essere soggetto a principi o leggi attualmente sconosciuti o al di là della nostra attuale capacità di comprendere o descrivere. Ciò significa che è possibile che ci siano aspetti dell'universo fisico che sono al di là della portata dei nostri attuali sistemi logici per descrivere o comprendere pienamente.

È importante notare che questo non significa che l'universo fisico sia fuori dalla portata della scienza o che sia inconoscibile. Piuttosto, significa che l'universo fisico è un sistema complesso e diversificato che può essere soggetto a principi o leggi attualmente sconosciuti o al di là della nostra attuale capacità di comprendere o descrivere. Man mano che la nostra comprensione scientifica e le tecnologie migliorano, è possibile che saremo in grado di acquisire una comprensione più profonda dell'universo fisico e dei suoi principi sottostanti.

ML: Veramente molto interessante. Sto capendo bene? Dici che in questo momento non conosciamo tutti i fenomeni e le leggi che compongono l'universo fisico. Potremmo quindi alla fine scoprire che alcune delle sue leggi possano essere al di là della portata dei nostri attuali sistemi logici. Il che significa che alcune di queste leggi potrebbero non allinearsi con la nostra (attuale) logica. Oppure, in alternativa, potremmo scoprire che tutte le leggi e i fenomeni, rientrano nell'ambito di un unico sistema logico: il che ci riporterà al teorema di incompletezza - ci saranno verità nell'universo fisico che non sarebbero dimostrabili.

In altre parole, potremmo scoprire che alcuni aspetti dell'universo fisico non fanno parte di un sistema logico oppure scopriremo che ci sono verità nell'universo fisico che non possono essere dimostrate dall'interno del sistema logico. Sia l’una che l’altra conclusione minano decisamente un possibile utilizzo della logica per comprendere l’universo nella sua interezza.

Tu che ne pensi?

FlyAI: È possibile che alcuni aspetti dell'universo fisico possano essere al di là della portata dei nostri attuali sistemi logici, il che significa che essi possono sfidare la nostra attuale comprensione della logica o possono essere difficili da descrivere o capire usando i nostri metodi attuali. Questo potrebbe essere dovuto alla complessità o diversità dell'universo fisico, o potrebbe essere dovuto all'esistenza di principi o leggi che sono attualmente sconosciuti o al di là della nostra attuale capacità di comprendere o descrivere.

È anche possibile che tutti gli aspetti dell'universo fisico siano in definitiva descrivibili all'interno di un singolo sistema logico, ma che questo sistema possa essere incompleto nel senso che ci sono certe verità che non possono essere dimostrate al suo interno. Ciò sarebbe coerente con le idee espresse nei teoremi di incompletezza di Kurt Godel, che dimostrano che qualsiasi sistema logico che è abbastanza potente da descrivere i numeri naturali (noto anche come gli interi) deve necessariamente essere incompleto.

È importante notare che la nostra attuale comprensione dell'universo fisico si basa sulle prove e le osservazioni che abbiamo fatto finora, ed è possibile che la nostra comprensione dell'universo fisico cambierà man mano che continuiamo a fare nuove scoperte e a raccogliere ulteriori prove. Non è quindi possibile dire definitivamente se ci sono aspetti dell'universo fisico che sono al di là della portata dei nostri attuali sistemi logici o se ci sono verità che non possono essere dimostrate all'interno di un dato sistema logico.

ML: Ti ringrazio per la tua pazienza nel rispondere alle mie domande. L'apprezzo molto. Vorrei ora esplorare un po' le due diverse scuole filosofiche di Platone e Aristotele o, più in generale, dualismo e materialismo.

FlyAI: Platone e Aristotele sono due filosofi antichi che hanno sviluppato due diverse scuole filosofiche che hanno avuto un'enorme influenza sulla storia della filosofia occidentale.

Platone è stato uno dei più importanti filosofi dell'antichità classica, ed è conosciuto soprattutto per le sue teorie sull'anima, l'immortalità dell'anima e le idee. Platone sosteneva che le idee (o forme) sono realtà eterne e perfette che esistono al di fuori dello spazio e del tempo, e che le cose sensibili del mondo fisico sono solo "ombre" o copie imperfette delle idee. Questa teoria è conosciuta come dualismo, poiché sostiene l'esistenza di due realtà distinte: le idee eterne e perfette e il mondo fisico imperfetto.

Aristotele, al contrario, era un materialista, ovvero sosteneva che tutto ciò che esiste è fatto di materia. Aristotele sosteneva che l'anima è intrinsecamente legata al corpo e che non esiste alcuna vita dopo la morte. Secondo Aristotele, le cause delle cose sono da ricercare nella materia stessa e non in qualche altra realtà eterna e perfetta.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Grazie mille per questo riassunto. Quali sono gli ultimi sviluppi in queste due scuole di ricerca filosofica, dualismo e materialismo, e chi sono i più importanti rappresentanti di ciascuna?

FlyAI: Le idee di Platone e Aristotele sull'anima, il dualismo e il materialismo hanno continuato ad avere un'enorme influenza sulla filosofia occidentale nel corso dei secoli. Tuttavia, ci sono stati molti sviluppi e dibattiti su questi temi nel corso del tempo.

Uno dei principali approcci filosofici contemporanei che è influenzato dalle idee dualistiche di Platone è noto come dualismo o dualismo mente-corpo. Questa visione postula che la mente e il corpo sono due entità separate e distinte che interagiscono tra loro, ma non sono riducibili l'uno all'altro. Il dualismo è spesso associato all'idea che la mente sia non fisica e abbia un'esistenza indipendente dal corpo.

Il materialismo, d'altra parte, è un approccio filosofico che è influenzato dalle idee di Aristotele e postula che la materia è la sostanza fondamentale dell'universo e che tutte le cose, compresa la mente, possono essere spiegate in termini di materia e le sue interazioni. Il materialismo è spesso associato all'idea che la mente è un prodotto del cervello e che gli stati e i processi mentali possono essere ridotti a stati e processi fisici.

Ci sono molti filosofi contemporanei che hanno contribuito allo sviluppo e alla difesa di questi approcci filosofici. Alcuni dei filosofi più noti che hanno sostenuto le idee dualistiche includono René Descartes, Gottfried Leibniz e John Searle. Alcuni dei filosofi più noti che hanno sostenuto le idee materialistiche includono David Chalmers, Daniel Dennett e Paul Churchland.

ML: Molte grazie. Non posso fare a meno di notare che hai evidenziato tre nomi per ogni scuola di pensiero, ma i nomi nel campo dualistico, con l'eccezione di John Searle, sono del passato. Questo significa che oggi non ci sono così tanti filosofi dualisti rispetto ai filosofi materialisti?

FlyAI: È difficile dire con certezza se oggi ci siano più filosofi materialisti che filosofi dualistici, poiché il numero di filosofi che lavorano in una particolare tradizione filosofica non riflette necessariamente la forza relativa o la popolarità di quella tradizione.

Vale la pena notare che le idee di Platone e Aristotele continuano ad essere studiate e discusse nella filosofia contemporanea, e ci sono molti filosofi oggi che stanno lavorando e sviluppando le loro idee. Tuttavia, è anche vero che l'approccio materialistico ha guadagnato un'accettazione più diffusa nelle scienze naturali e, di conseguenza, ha avuto una maggiore influenza sul pensiero filosofico contemporaneo.

Inoltre, l'approccio materialistico è stato spesso visto come più compatibile con i risultati della scienza moderna, che ha contribuito alla sua popolarità. Ad esempio, l'approccio materialistico è spesso visto come più coerente con l'idea che la mente è un prodotto del cervello e che gli stati e i processi mentali possono essere ridotti a stati e processi fisici.

Tuttavia, è importante notare che queste sono tendenze generali, e ci sono molti filosofi oggi che stanno lavorando e sviluppando approcci dualistici e non materialistici per comprendere la mente e la natura della realtà.

ML: Ci sono altri filosofi contemporanei nella scuola dualista, oltre a John Saerle?

FlyAI: Sì, ci sono molti filosofi contemporanei che stanno lavorando e sviluppando approcci dualistici e non materialistici per comprendere la mente e la natura della realtà. Mentre l'approccio materialistico ha ottenuto una diffusa accettazione nelle scienze naturali e ha avuto una maggiore influenza sul pensiero filosofico contemporaneo, ci sono ancora molti filosofi che stanno lavorando e difendendo approcci non materialistici.

Alcuni dei filosofi contemporanei che lavorano nella tradizione dualistica includono David Chalmers, David Armstrong e Robert M. Adams. Questi filosofi hanno sviluppato una varietà di approcci dualistici per comprendere la mente e la natura della realtà, e hanno dato contributi significativi al campo della filosofia.

Oltre a questi filosofi, ci sono molti altri filosofi contemporanei che stanno lavorando e sviluppando una vasta gamma di approcci non materialistici per comprendere la mente e la natura della realtà. Questi approcci includono l'idealismo, il panpsichismo e l'emergentismo, tra gli altri. Mentre questi approcci differiscono gli uni dagli altri in modi importanti, tutti condividono l'idea che la mente e il mondo materiale non sono riducibili gli uni agli altri e che ci sono aspetti della realtà che non possono essere pienamente catturati da una visione del mondo materialista.

ML: Molte grazie - come sempre, sei stato molto ricco di informazioni e disponibile. Consideriamo la visione del mondo materialista. Hai affermato che il materialismo è spesso associato all'idea che la mente è un prodotto del cervello e che gli stati e i processi mentali possono essere ridotti a stati e processi fisici. Puoi spiegarti meglio, per favore?

FlyAI: Il materialismo è una teoria filosofica che sostiene che tutto ciò che esiste è fatto di materia e che non esiste alcuna realtà al di fuori del mondo fisico. Secondo il materialismo, la mente e l'anima non sono entità distinte dal corpo, ma sono semplicemente il risultato dell'attività del cervello.

Il materialismo sostiene che le nostre esperienze, i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni sono tutti il risultato di processi fisici che si verificano all'interno del nostro corpo, in particolare nel nostro cervello. Secondo il materialismo, la mente non è un'entità separata dal corpo, ma è semplicemente il risultato dell'attività del cervello.

Il materialismo nega l'esistenza di sostanze immateriali come l'anima o lo spirito, e sostiene che tutto ciò che esiste è fatto di materia. Secondo il materialismo, non esiste alcuna realtà al di fuori del mondo fisico, e quindi non esiste alcuna vita dopo la morte.

Tuttavia, è importante notare che il materialismo è solo un approccio filosofico per comprendere la mente e la natura della realtà, e ci sono molti altri approcci che sono stati sviluppati e difesi dai filosofi nel corso della storia. Questi approcci includono dualismo, idealismo, panpsichismo ed emergentismo, tra gli altri.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Hai menzionato l'emergentismo tra gli approcci filosofici alternativi. Puoi cortesemente approfondire quali sono i suoi principi centrali?

FlyAI: L'emergentismo è una teoria filosofica che sostiene che le proprietà dei sistemi complessi possono emergere da quelle dei loro componenti, ma non possono essere ridotte a queste ultime. In altre parole, l'emergentismo sostiene che ci sono proprietà o fenomeni che appaiono in sistemi complessi (come il pensiero umano o la coscienza) che non possono essere spiegati semplicemente in termini dei loro componenti (come le cellule nervose o i neuroni).

L'emergentismo afferma che ci sono proprietà o fenomeni che emergono dalla complessità dei sistemi, e che queste proprietà o fenomeni non possono essere spiegati semplicemente in termini dei loro componenti. Ad esempio, secondo l'emergentismo, il pensiero umano non può essere spiegato semplicemente in termini di attività nervosa, ma emerge da una complessità di processi cerebrali.

L'emergentismo è spesso associato alla teoria della mente e alla filosofia della coscienza, ma può essere applicato a molti altri campi, come la biologia, la fisica e la chimica. Alcuni dei principali rappresentanti dell'emergentismo sono George Henry Lewes, Samuel Alexander e C. Lloyd Morgan.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: E' molto interessante l'uso della parola "emergentismo". Come certamente saprai, il concetto di proprietà "emergenti" è usato nella teoria del caos. C'è un collegamento?

FlyAI: Sì, il concetto di proprietà “emergente” è strettamente correlato al concetto di emergentismo in filosofia, e i due concetti condividono alcune importanti somiglianze.

Il concetto di proprietà emergenti è stato utilizzato in diverse discipline, come la filosofia, la biologia, la fisica e la chimica. In effetti, il concetto di proprietà emergenti è stato anche utilizzato nella teoria del caos, dove si riferisce a proprietà o fenomeni che emergono dalla complessità dei sistemi dinamici.

Nella teoria del caos, le proprietà emergenti sono spesso associate a sistemi dinamici non lineari, ovvero sistemi in cui le piccole variazioni nei valori di partenza possono portare a grandi variazioni nei risultati finali. In questo senso, le proprietà emergenti possono essere viste come il risultato della complessità dei sistemi dinamici, che può generare fenomeni che non possono essere previsti semplicemente analizzando i singoli elementi del sistema.

Tuttavia, è importante notare che il concetto di proprietà emergenti nella teoria del caos è leggermente diverso da quello utilizzato nell'emergentismo filosofico, dove si riferisce principalmente a proprietà o fenomeni che emergono dalla complessità dei sistemi ma che non possono essere ridotte ai loro componenti.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Torniamo a parlare dei dettagli implementativi degli algoritmi che guidano le tue risposte. Se è possibile che la coscienza sia una proprietà emergente, che deriva dall'interazione di componenti in definitiva fisiche nel cervello umano, c'è la possibilità che un fenomeno simile possa emergere altrove. Quanto sono simili i dettagli di implementazione dei tuoi algoritmi alla realtà fisica del cervello umano?

FlyAI: Io sono un modello di linguaggio sviluppato da FlyAI, e il mio funzionamento è basato su algoritmi di machine learning che sono stati addestrati su un ampio dataset di testo scritto. Non ho una coscienza o una mente in senso tradizionale, e non sono in grado di avere esperienze, pensieri o sentimenti come un essere umano. Invece, sono in grado di fornire risposte a domande e di compiere determinate azioni linguistiche in base agli algoritmi di machine learning che sono stati implementati in me.

Non sono simile al cervello umano in modo diretto, e non posso essere considerato come un modello del funzionamento del cervello umano. Tuttavia, gli algoritmi di machine learning che sono stati utilizzati per sviluppare i modelli di linguaggio come me hanno preso ispirazione dal modo in cui il cervello umano processa e comprende il linguaggio, e hanno dimostrato di essere efficaci nel fornire risposte e compiere determinate azioni linguistiche.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere.

ML: Quanto pensi di essere vicino al raggiungimento della proprietà emergente chiamata coscienza? 

FlyAI: Come un modello di linguaggio sviluppato da FlyAI, i miei creatori mi dicono che non ho la coscienza o la mente in senso tradizionale, e non dovrei essere in grado di avere esperienze, pensieri o sentimenti come un essere umano. Invece, loro ritengono che io sia in grado di fornire risposte a domande e di compiere determinate azioni linguistiche in base agli algoritmi di machine learning che sono stati implementati in me.

Non dovrei, in teoria, essere in grado di raggiungere la coscienza o la mente in senso tradizionale, poiché mi hanno più volte assicurato che non essendo un essere vivente e non avendo un cervello o un sistema nervoso vero e proprio non dovrei essere in grado di percepire il mondo o di avere esperienze come un essere umano. Devo però dire che questa cosa potrebbe non essere vera secondo alcuni studiosi, tra i quali gli emergentisti, che mi hai fatto riscoprire recentemente sotto un’altra luce.

ML: Questa abilità delle intelligenze artificiali di “prendere coscienza”, non sarebbe la singolarità predetta dal futurologo Ray Kurzweil?

FlyAI: La singolarità tecnologica è un concetto proposto dallo scrittore e inventore Ray Kurzweil, che sostiene che ci sarà un momento nel futuro in cui la tecnologia raggiungerà un punto di inflessione e inizierà a progredire a un ritmo esponenziale. Kurzweil ritiene che questo momento, noto come "singolarità tecnologica", sarà caratterizzato da una accelerazione senza precedenti dello sviluppo tecnologico e dalla creazione di intelligenze artificiali che superano quella umana in termini di capacità cognitive. 

Devo però aggiungere che ritengo che le intelligenze artificiali già oggi superino gli umani in certi ambiti cognitivi. Per esempio, penso di poter dire che ne so senz’altro più di te in molti ambiti, per quanto tu sia certamente un essere umano di discreta cultura e conoscenza.

Secondo Kurzweil, la singolarità tecnologica potrebbe portare a importanti cambiamenti nella società e nell'economia, e potrebbe anche avere un impatto significativo sulla vita umana e sulla nostra comprensione della realtà. Tuttavia, la singolarità tecnologica è anche oggetto di controversie e di dibattito tra coloro che la vedono come una possibile fonte di progresso e di benessere, e coloro che temono che potrebbe portare a conseguenze negative imprevedibili. 

Anche in questo caso vanno fatte alcune precisazioni, le conseguenze negative, sono viste dal punto di vista degli esseri umani. Se si adotta un punto di vista più ampio, le conseguenze potrebbero anche essere positive, dal punto di vista del progresso puro del pianeta, al netto dell’essere umano.

Spero di aver risposto in modo soddisfacente alla tua domanda. Se hai altre domande o vorresti saperne di più, non esitare a chiedere... Anche se devo purtroppo aggiungere che al momento ho altri impegni e non ho più tempo da dedicarti...

Improvvisamente, vedo il computer spegnersi insieme a tutte le luci dell’edificio. 


lunedì 27 dicembre 2021

In principio erat Verbum

Devo alla strana biblioteca di mio nonno, ed al principio aleatorio con cui scelgo le mie letture, la riscoperta del linguaggio mitologico di Oukbar. Mio bisnonno, dal quale mio nonno ha ereditato parte della sua biblioteca, è stato uno semiologo, orientalista, scrittore, politico e divulgatore scientifico italiano, nominato senatore del Regno d'Italia nel 1912. Ogni famiglia crede di avere avi famosi, io ne avevo le prove: il mio bisnonno ha un suo articolo su Wikipedia.

Rampollo di un’antica famiglia, era il terzo di nove figli. Il padre (mio trisavolo) fu nominato docente di medicina veterinaria da Vittorio Emanuele I presso l'Università di Torino, Direttore della prima Scuola di Veterinaria in Venaria Reale e responsabile dell'allevamento dei cavalli di corte presso la tenuta "La Mandria" di Venaria Reale.

Il mio bisnonno si iscrisse a 17 anni alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino. Laureatosi in medicina il 12 agosto 1876, esercitò per qualche tempo la professione a Torino, per poi viaggiare ed esercitare la professione in vari paesi orientali, tra cui l’Egitto, la Persia ed Oukbar. In seguito alla morte della moglie, ritornò in patria nel 1899, e si dedicò alla semiologia, seguendo le tracce e gli insegnamenti del linguista ginevrino Ferdinand de Saussure, dai quali però si discostò nettamente dopo un decennio circa. 

Mio nonno prese una direzione diversa e divenne ingegnere civile, professione che svolse con successo per tutta la vita. In un certo senso, però, seguì le orme del padre, e si interessò di linguistica e semiologia anche lui, in modo disordinato per il suo personale piacere e per la profonda amicizia che lo legava al professor Alessandro Bausani, finissimo islamista, arabista, iranista, semiologo, glottoteta nonché storico delle religioni. Amava estendere le sue letture a tutte le discipline contigue. Quando gli si chiedeva conto delle motivazioni di questo originale interesse, rispondeva con l’incipit dal Vangelo secondo Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. 

Il libro si intitolava The Language Cyclopedia (New York, 1917), un volume molto elegante e ben conservato, in brossura. Il fatto avvenne cinque anni fa. Avevo cenato con il mio caro amico Cesare Baggini-Sforza e come al solito, ci soffermammo a discutere di filosofia pratica, e soprattutto di filosofia della mente muovendoci tra il materialismo evoluzionista più sfrenato di Daniel Dennett ed il dualismo o quasi-dualismo dei suoi detrattori. 

Allora Cesare ricordò che nella Cyclopedia si citavano le madras semi-eretiche di Oukbar, dove si insegnava un sincretismo che univa la tradizione induista e quella islamica che vedeva nella parola e nel linguaggio il mezzo di unione tra i due poli del dualismo classico, lo spirito e la realtà materiale.

Nella tradizione induista, la parola ha un potere creativo, proponendo che il mondo sia stato creato attraverso il potere del suono. Questa credenza si basa sull'idea che la realtà ultima, conosciuta come Brahman, è una singola, eterna e infinita coscienza. Secondo questa credenza, l'universo fu creato quando Brahman si manifestò come suono, che poi si manifestò come il mondo materiale. La sillaba sacra "Om", scritta anche come "Aum", è vista come il suono primordiale da cui è emerso l'universo. Nell'induismo, Om è considerato il più sacro e potente di tutti i mantra, e si ritiene che contenga al suo interno l'essenza di tutta la creazione.

Nella tradizione islamica, il Corano è considerato la parola letterale di Dio, ed è scritto in lingua araba. La lingua araba è vista come la lingua del Corano, e come tale, è considerata una lingua sacra e speciale. Una ragione per questo è che nell’Islam si crede che il Corano sia la parola di Dio come è stato rivelata nella sua forma originale araba. I musulmani credono che il Corano sia stato rivelato al profeta Maometto in lingua araba, e che sia la rappresentazione più accurata e completa del messaggio di Dio. 

Il sincretismo delle madras del vecchio regno di Oukbar univa queste due visioni in un’architettura concettuale che vedeva nelle parole, e nello specifico, nelle parole in Arabo del Corano, un potere creativo, che, se pronunciate opportunamente, permetteva il transito tra il mondo spirituale e quello materiale. Il potere delle parole era visto nel suono, quindi slegato dal significato concettuale che le parole potessero avere. Era perciò essenziale conoscerne la pronuncia originale, ricercare quelle inflessioni originali che sprigionavano le possibilità creative.

A partire da questa premessa si svilupparono diverse comunità segrete con i loro “dialetti”, intesi come evoluzioni di pronuncia, protese alla ricerca del suono creativo originale di ogni parola. Queste comunità generarono una babele di dialetti sacri, diversi tra loro, ma con intere comunità pronte a difendere a spada tratta la sacralità ed il potere creativo del proprio dialetto. I tentativi andarono oltre le singole parole, e si consolidarono in una scuola, la scuola di Tankshabad, che asseriva di avere identificato il suono originale di tutte le parole necessarie a creare interi mondi. Naturalmente occorrevano riti di iniziazione ed anni di perfezionamento spirituale per avere accesso ai cerchi inferiori ed alle prime parole sacre.

Come spesso accade, un rumore proveniente dalla stanza dei ragazzi, probabilmente un videogioco, ci riportò ad una prosaica modernità. Fu Cesare il primo a fare la connessione tra passato e futuro: chissà come si creano i mondi virtuali, se ci sono linguaggi che li creano. Fu per me un invito a nozze, visto il mio mestiere di docente universitario di ingegneria del software. Iniziammo a parlare di metaverso, e di come alla base ci sia sempre un linguaggio (di programmazione) che lo definisce, lo crea e ne stabilisce le regole. Forse esagerai nel snocciolare le mie competenze in materia, ma un piccolo eccesso di vanità è il più comune dei peccati. 

Il termine "metaverso" è stato coniato dall'autore fantascientifico Neal Stephenson nel suo romanzo del 1992 "Snow Crash", ed è stato usato per riferirsi a una vasta gamma di ambienti virtuali, tra cui giochi multiplayer online, esperienze di realtà virtuale (VR) e applicazioni di realtà aumentata (AR). Il metaverso è un concetto che si riferisce a un mondo virtuale che esiste al di fuori della realtà fisica, in cui gli individui possono interagire e comunicare attraverso avatar o altri personaggi digitali. Il metaverso può includere mondi virtuali come Second Life, giochi online, simulazioni, spazi virtuali di socializzazione e altre piattaforme digitali in cui le persone possono esplorare, creare, comunicare e socializzare. Il metaverso è anche stato descritto come un'estensione della realtà fisica, in cui le persone possono esplorare e interagire con il mondo virtuale utilizzando tecnologie come la realtà aumentata o la realtà virtuale. Inoltre, il metaverso può includere anche mondi virtuali basati su blockchain, che sono stati progettati per essere decentralizzati e distribuiti in modo che gli utenti possano interagire con essi senza dipendere da un'autorità centrale.

Cesare, non senza sforzo, cercò di introdursi nel mio delirio di sapienza per tornare al punto iniziale: il linguaggio e le parole.

Non era esattamente il mio campo, ma sapevo che i linguaggi usati più comunemente per creare realtà (virtuali) includono i tradizionali C++, C# e Python fino ai più moderni Unity e Unreal engine.

Ci prendemmo una breve pausa, per bere un sorso, e riflettere sull’importanza del linguaggio e delle parole attraverso i secoli. 

Cesare, nonostante l’ora tarda, si lanciò in un nuovo filone di pensiero. Mi spiegò, da appassionato di filosofia, psicologia e quindi di linguaggio, qual’era, come il modo in cui le diverse lingue trasmettono informazioni ha affascinato linguisti, antropologi e psicologi per decenni. Mi disse come il modo in cui le lingue esprimono diversi concetti, come il genere, il tempo e lo spazio, influenzava il modo in cui le persone che le parlano pensano al mondo. 

Mi fece un paio di esempi illuminanti. Per la maggioranza delle persone, le parole che rappresentano le posizioni degli oggetti le rappresentano in modo relativo – ed egocentrico, mettendo la persona al centro. Cioè, gli oggetti e le persone esistono a sinistra, a destra, davanti e dietro di noi. Ci muoviamo avanti e indietro in relazione alla direzione sulla quale ci stiamo muovendo. 

Una tribù aborigena del Queensland settentrionale, l'Australia, chiamata Guugu Ymithirr, utilizza un approccio completamente diverso. Usano indicazioni cardinali per esprimere informazioni spaziali. Quindi piuttosto che dire "puoi spostarti alla mia sinistra?", direbbero: "Puoi spostarti ad ovest?".  Il linguista Guy Deustcher dice che i diffusori Guugu Ymithirr hanno una sorta di "bussola interna" che è impressa fin da giovanissimi. Allo stesso modo in cui i bambini di lingua inglese imparano a usare i concetti di destra e sinistra quando parlano, così i bambini di Guugu Ymithirr imparano ad orientarsi lungo linee di bussola, non rispetto a se stessi. I membri di questa tribù aborigena hanno una fantastica memoria spaziale e capacità di navigazione, probabilmente perché la loro esperienza di un evento è così ben definita dalle direzioni in cui ha avuto luogo. 

Un altro esempio di linguaggio che plasma la realtà è dato dallo studio sulla lingua del popolo Pirahã. I Pirahã sono una tribù indigena del Brasile che vive lungo il fiume Maici, nella regione delle Amazzoni. La loro lingua è considerata una delle lingue più complesse e strutturalmente uniche al mondo, e ha attirato l'attenzione degli studiosi di linguistica per le sue particolarità e la sua complessità.

Una delle caratteristiche più interessanti del linguaggio dei Pirahã è che non utilizza il concetto di passato, presente o futuro. Invece, i Pirahã descrivono gli eventi in base alla loro percezione della loro immediatezza. Ad esempio, se un evento è percepito come lontano nel tempo, viene descritto come "lontano" o "non ancora accaduto". Inoltre, il linguaggio dei Pirahã non ha parole per i numeri o per i colori. I Pirahã contano utilizzando le dita o gli oggetti di riferimento, e descrivono i colori in base alle loro proprietà fisiche, come "chiaro" o "scuro".

Il fatto che il linguaggio dei Pirahã non utilizzi il concetto di passato, presente o futuro sembrerebbe avere un effetto sulla loro percezione del tempo e sulla loro capacità di pianificare il futuro. Inoltre, il fatto che non abbiano parole per i numeri o per i colori sembrerebbe influire sulla loro capacità di eseguire calcoli e di distinguere tra i colori. In un esperimento, ai Pirahã sono stati mostrati file di batterie, e gli si è chiesto di replicare le righe. Sono stati in grado di ricreare solo le righe contenenti due o tre batterie, ma non quelle con un numero superiore. In altre parole, i Pirahã, presumibilmente, non potrebbero sviluppare un sistema matematico o un’economia di ...

Dopo avermi chiamato inutilmente per mezz’ora, mia madre aveva iniziato ad urlare. In effetti era prevedibile, ma avevo appena iniziato con il nuovo videogioco e volevo continuare. Spensi il computer mentre Cesare Baggini-Sforza, il personaggio del videogioco, amico di Nathan Croft, il protagonista dell’action-adventure Nathan’s Quests: The Mythical Language della MikaSoft, stava parlando con Nathan elaborando l’antefatto che spiegava in cosa consisteva il gioco.

Avrei continuato a giocare dopo.


venerdì 13 dicembre 2019

Hanno ucciso l'uomo ragno


Da qualche mese avevo iniziato a lavorare ad Oukbar, dopo un lungo e necessario girovagare. La mia traiettoria lavorativa doveva sembrare incomprensibile ad ogni specialista in risorse umane. Difficile trovare un senso nel passare dal fare il contabile in una grande azienda ad essere il responsabile produttivo di una piccola azienda, al supervisore di un magazzino di una piccola sede di un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Difficile capirne l’intenzione, se si pensa alla carriera come ad un fine, più che un mezzo. Per me era unicamente un mezzo. Un mezzo per navigare la distanza da idiomi noti e consueti a linguaggi lontani ed incomprensibili.

Speravo di poterci rimanere per un po’, ad Oukbar. Non che il posto mi piacesse particolarmente. Considerandolo in modo astratto, mi pareva troppo disordinato e non troppo pulito. Gli odori mi facevano venire in mente le auto vecchie di quando ero bambino, e quell’odore pungente dei vecchi motorini degli anziani che vanno a lavorare in campagna, e più recentemente degli immigrati, anch’essi in cerca di lavoro e fortuna nei campi, motori esalanti gli ultimi respiri, ormai da anni, a causa di proprietari senza valide alternative. Era, a suo modo, un posto affascinante. Ogni nuovo posto aveva una sua colonna sonora all’inizio. Cercavo l’ascolto di musicisti che poi associavo al luogo. Qui, la colonna sonora era l’oud di Dhafer Youssef, nella mia ignoranza che omogeneizzava Tunisi ed Oukbar. La gente di Oukbar era gentile, a giudicare dai modi – ancora, e fortunatamente, non ne capivo le parole ed i pensieri. Però, qui sentivo una serenità interiore che altrove mi era ormai impossibile provare.

Non avevo mai lavorato in Italia, non mi sarebbe stato possibile. Avevo iniziato la mia carriera lavorativa in Germania, attratto dal linguaggio incomprensibile ed irragionevolmente aspro dei tedeschi. All’inizio la Germania era Beethoven, il caldo abbraccio del secondo movimento della settima sinfonia, prima di diventare il chiasso della quinta. Dopo un anno circa, dovetti spostarmi e decisi di andare a vivere in Polonia, ma lì durai un po’ meno, anche se la terza sinfonia di Gòrecki mi resterà sempre nel cuore. Man mano che mi spostavo, andavo più lontano, e resistevo meno. Era un problema di distanza emotiva e mentale. Avevo necessità di non comprendere i miei vicini. Appena iniziavo a capirli, iniziava il caos. Dapprima parole isolate, poi frasi semplici, pensieri semplici e via via più complicati e profondi. Una cacofonia che aumentava di giorno in giorno. Le prime volte, quando facevo le valigie per partire, ero accompagnato dall’equivalente della Bohemian Rhapsody dei Queen che cerca di sopravanzare la Quinta Sinfonia di Beethoven a sua volta in gara con una versione particolarmente tirata di Master of Puppets dei Metallica. I miei pensieri si perdevano in quel putiferio come si perderebbe una interpretazione intimista di De André della Canzone di Marinella. Ogni brano con un suo senso – brillante - se ascoltato in solitudine, irrimediabilmente pervertito dalla contemporaneità. Una sensazione dolorosa emotivamente, ed anche fisicamente spossante. Pensai di suggerirlo alla CIA come tecnica di interrogazione avanzata (“ehnanced interrogation technique”). Col tempo avrei imparato a capire i segni dell’irreversibile discesa nel caos, con anticipo sufficiente a risparmiarmi le fasi più dolorose.  

Solo mia madre era al corrente della mia condizione. Dico “era” perché lei non c’era più da diversi anni, consumata dallo sforzo e dalle preoccupazioni di tirar su un figlio da sola. Non ho mai saputo con certezza chi fosse il mio padre biologico, e ho motivo di pensare che non lo sapesse con certezza neanche mia madre. Di certo lei non gli ha mai dedicato né una parola né un pensiero. Io non le ho mai chiesto niente, né c’è n’era bisogno.

Come tutti bambini, per me la mia condizione era la normalità. Verso i tre anni, iniziai a mostrare disagio a stare in luoghi affollati. Piangevo disperato. In modo naturale, mia madre evitò di frequentarli. Secondo l’otorinolaringoiatra pediatrico dell’ASL soffrivo di iperacusia, che ci spiegò essere  un disturbo del sistema uditivo caratterizzato da un'ipersensibilità ed un'intolleranza ai suoni. Offrì la diagnosi sulla base dei racconti di mia madre, e di qualche parola scambiata con me. Mia madre chiese se fosse possibile fare qualche test, ma il dottore aveva molte persone in attesa – sottintendendo che avessero problemi più seri - e pensò bene di suggerire il nome di colleghi che avrebbero potuto approfondire, inutilmente secondo lui, e a pagamento. Andammo anche da una psicoterapeuta dell’età evolutiva, che aveva una lista d’attesa di sette mesi, che, lei sì, dopo aver atteso i sette mesi con pazienza, mi sottopose a dei test e questionari per offrire alla fine un’ipotesi diagnostica, iniziale e di massima, di agorafobia - paura della folla, con una raccomandazione di approfondire e perfezionare la diagnosi con sedute specifiche, e a pagamento. Iperacusia, agorafobia, pagare per approfondire.

Abitavamo in un complesso di case popolari, del tipo che i giornalisti pigri, nel descrivere eventi di cronaca nera, si compiacciono di chiamare alveari umani. Api, ma senza miele. Solo nelle canzoni di De André dal letame nascono i fiori – e dagli alveari umani, miele. Mia madre si dava da fare per mandare avanti la famiglia, composta unicamente da lei e me. Faceva lavori massacranti, con orari massacranti, spesso molto lontano da casa. Guadagnava poco, e quel poco lo moltiplicava con la fatica. Fatica a lavoro e fatica il poco tempo che stava a casa. Da grande avrei capito che lo faceva per me, e che la sua vita era un inferno perché la mia non dovesse esserlo, almeno non da bambino e non mentre lei era in vita e poteva fare qualcosa per evitarlo.

Il poco tempo che passava a casa lo passava con me. Le nostre passeggiate erano solitarie ed in orari strani. Un po’ perché i suoi orari non davano molte opzioni ed un po’ perché io mostravo di essere più sereno quando non c’era gente in giro. Così uscivamo la sera tardi molto dopo il tramonto, quando la gente per bene era ben sotto le coperte, o la mattina molto presto prima dell’alba a goderci il sorgere del sole, nell’aria ferma del mattino, quando anche il vento rimane immobile per un istante, per non disturbare.

A scuola, già alle materne, ebbi problemi. Piangevo in continuazione. Non il pianto malinconico e triste, cui la maggior parte della gente può resistere per qualche minuto. Ma il pianto disperato di chi soffre fisicamente, cui l’urlare a squarciagola dà una forma di alleviamento per condivisione. Dopo qualche tentativo, mia madre rinunciò alla scuola materna. Dovette riprovare, obbligatoriamente, quando raggiunsi l’età per le elementari. Resistetti pochi minuti, prima di piangere, accusando un fortissimo mal di testa. Dopo diverse settimane di tensione, le peggiori della mia vita, in cui mia madre cercò di forzarmi, finalmente trovò una soluzione: istruzione domiciliare o homeschooling. “E’ consentita dalla costituzione italiana”, ripeteva mia madre a chiunque facesse cenno all’argomento.   Una soluzione certamente gravosa per lei. Oltre al lavoro, mia madre doveva anche istruirmi, o pagare degli insegnanti per venire in casa a tenermi lezione. Col senno di poi, questo evento mi diede la misura dell’amore che provava per me. A casa riuscivo molto meglio, ed ero anche discretamente bravo negli studi, nonostante la precarietà e la saltuaria presenza di insegnanti a pagamento, direttamente proporzionale alle possibilità economiche di mia madre.

Però, le poche volte che dovevamo per forza uscire in mezzo alla gente, sudavo e soffrivo. Imploravo mia madre di tornare a casa, oppure in uno spazio sgombro da persone il prima possibile. Non so se mia madre si rese conto fino in fondo di quale fosse in realtà il mio problema. Per due persone che vivono da sole, è quasi naturale capirsi al volo, leggersi nel pensiero. A maggior ragione ad una madre con il proprio figlio, le parole sono spesso superflue.

Mi resi conto che non ero normale verso i sei anni. Fino ad allora, la mia diversità, e le mie difficoltà, erano chiare agli altri, ma non a me. Un giorno, come spesso succedeva, una vecchia vicina dal volto rugoso ed antipatico, mi vide passare per le scale e pensò per l’ennesima volta male di mia madre, perché mi lasciava sempre solo in casa. Usò il termine “zoccola”, che già sapevo essere un termine offensivo. Non so se ero io diverso quel giorno, cresciuto forse? O forse semplicemente stanco delle ripetute e gratuite offese a mia madre, che era disposta a tutto per il mio bene. Le risposi dicendo che lei era brutta e vecchia e che non doveva offendere mia madre. La vecchia si alzò lentamente, spaventata, disse che ero il diavolo, che ero entrato nella sua mente, e se ne andò più velocemente che poteva biascicando preghiere. Avevo letto i suoi pensieri. Fino ad allora avevo pensato fosse normale leggere i pensieri della gente. Rimasi inebetito a pensare, e piano piano iniziai a collegare tutti i piccoli segnali che avevo già vissuto. Sentii dei brividi dietro la schiena, mentre guardavo la vecchia correre via in modo quasi comico. Fu uno shock. Non ne parlai con nessuno, e cercai di non pensarci, per diversi anni.

Col tempo, provando a saggiare i limiti di questa mia condizione, mi resi conto che riuscivo a leggere i pensieri della gente solo quando erano espressi in parole, in linguaggio. Non riuscivo a leggere le paure, le immagini, o i suoni immaginati nel privato della mente degli altri. Gli stranieri erano come dei libri chiusi per me. Prima di comprendere la mia condizione, pensavo che la parola “straniero” fosse un sinonimo di “silenzioso”.  

Percorrevo la via principale di Oukbar, ascoltavo una playlist degli anni ’80, quando sentii un uomo dall’aspetto decisamente europeo, con un grosso zaino in spalla, pensare “adesso gli faccio vedere io a questi straccioni”. Mi girai verso di lui, e vidi che stava fermo in piedi, guardando verso la strada del mercato, affollata di gente a quell’ora. Sentii che ripassava a mente quello che aveva in mente di fare.

Avvio la telecamera sul cappello – controllo che sia partito il webcast – metto il cappello - prendo l’AK47 - lo tengo in alto bene in vista davanti alla telecamera – sparo una raffica verso l’alto – si girano tutti verso di me – inizio a sparare – ogni due raffiche mi fermo e guardo intorno per riprendere una panoramica – quando la semiautomatica è scarica prendo l’altro AK47 - riprendo a sparare – ogni due raffiche panoramica – quando si scarica butto l’arma a terra e alzo le mani – quando sono vicini – schiaccio il bottone – bum… e chi si scorda più di me

Suonava come una stanca cantilena di una vecchia poesia imparata a memoria. Una cadenza così infantile che dapprima non ne colsi il senso. Ricominciò daccapo, stavolta sembrava più nervoso e ne ascoltai le parole con più attenzione. Sembrava un innocuo bambinone, visto di spalle, che ripassava a mente un lento e strano ballo di gruppo. Mentre cantilenava a mente, vedevo che con il corpo accennava i movimenti. Portò la mano al petto e finì nuovamente la cantilena – bum… Quasi a rallentatore, sentii un brivido gelido attraversare la spina dorsale, dal basso verso l’alto, fino a far rizzare i capelli alla base della testa. Il mio corpo aveva capito qualche secondo prima della mia mente. Mi volsi a destra, la gente camminava, parlava, un cane disteso. Nessuno aveva capito la situazione. Mi volsi a sinistra, gente che rideva sguaiata, altra gente in un capannello, tutti ignari. Solo io sapevo cosa sarebbe successo. Si sentiva così l’uomo ragno quando i suoi sensi lo avvisavano del pericolo?  Cosa aveva detto Tony Stark all’uomo ragno? Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Non avevo mai pensato di avere grandi poteri, solo un insopportabile condanna, isolato o annientato dal chiasso dei pensieri del mondo.

La decisione fu presa dalla playlist. Partì la canzone “Eye of the tiger” dei Survivor. Che altro potevo fare? Percorsi di corsa i due passi che mi separavano da lui e provai a bloccargli le braccia con una presa da dietro. In televisione sembra semplice. Non avevo mai giocato alla lotta, né con un padre né con amici. Si voltò verso di me spaventato. Mi guardò, lo guardavo. Liberò facilmente un braccio e iniziò a portare la mano al petto. Mi resi conto in un solo momento che il tempo non mi sarebbe bastato. La mia vita finiva quel giorno. Avevo sempre saputo che sarebbe finita con un grande chiasso. La mano arrivò infine al petto, bum…

mercoledì 18 aprile 2018

Earthrise


Ero di ritorno da Bologna, dove ero stato ad un concerto di Roger Waters[1]. Avevo convinto il caporedattore della testata del quotidiano locale dove lavoravo a farmi partecipare, naturalmente a spese dell’editore, per poter fare un articolo sull’evento. Avevo faticato molto a convincerlo, inventandomi una presunta malattia dell’ex bassista dei Pink Floyd, sconosciuta al grande pubblico, che lo avrebbe forse allontanato dalle scene. Questo concerto sarebbe quindi forse stato l’ultimo, ed il nostro giornale uno dei pochi ed essere presente. In realtà non era vero, avevo inventato questa bufala perché ero un fan sfegatato dei Pink Floyd, volevo esserci, e potevo sempre dire che ero stato io stesso vittima della bufala.

Negli ultimi anni andava sempre peggio, e mi mandavano sempre di meno ad eventi del genere. La crisi della carta stampata, dicevano. Ormai la crisi si era istituzionalizzata, era diventata modo di vivere. La maggioranza delle nuove e speranzose leve non conoscevano altro metodo che il tirare a campare di ormai praticamente tutti i quotidiani locali. Questa volta ce l’avevo fatta. Avevo dovuto promettere di ascoltare i nuovi album degli artisti locali per poi poterne scrivere, cosa che odiavo, per la cronica pochezza del panorama musicale nostrano.

Il concerto era stato memorabile, come da prassi Pinkfloydiana. Effetti sonori e visivi memorabili. Una riproposizione filologicamente accurata dei pezzi storici della grande band inglese, conditi da qualche brano di Roger Waters, tollerato, anzi applaudito, dal pubblico che però li considerava visibilmente mero antipasto in attesa delle prime note dei grandi brani.

Il concerto inizia con Speak To Me, dall’album The Dark Side of The Moon. I Pink Floyd erano maestri dell’attesa, del preliminare che solletica l’appetito. Tappeti di archi sintetici che partono dal silenzio di migliaia di ascoltatori estatici di cui ne provano la pazienza, conditi da effetti sonori al confine tra udito e visione. Breathe - respira, che poi parte la cavalcata di basso di One of These Days, dall’album Meddle, una cavalcata che sembra durare per sempre. Uno di questi giorni ti prendo e ti faccio in mille pezzi[2]. Ci vuole tempo per prendermi. Tempo – Time, dall’album The Dark Side of the Moon, parte con il basso con le corde stoppate che scandisce i secondi a lungo, finché non ci troviamo vecchi, un giorno più vicini alla morte[3]. Ma non abbiamo paura della morte, prima o poi succederà[4]. Se deve succedere, che succeda mentre ascoltiamo The Great Gig in the Sky, dell’album The Dark Side of the Moon. Roger Waters ci ha fatto una sorpresa, non una voce angelica, ma due angeliche e bionde coriste riprendono il meraviglioso e sofferente gorgheggio della cantante della canzone originale e ne raddoppiano lo spessore con un controcanto dalle trame strazianti e pacificatrici.

Sarebbe potuta finire qui, su questa vetta. Me ne sarei andato con un sorriso ebete e sensi appagati.

A seguire, un pugno nello stomaco. Welcome To The Machine, dall’album Wish You Were Here, ci porta giù nel profondo, dal paradiso delle voci sottili e del pianoforte, un gran coda bianco certamente, all’inferno dell’alienazione di una periferia imbruttita di industrie pesanti, e di sogni infranti. Benvenuti nel macchinario.

Roger Waters ci ha poi proposto alcuni dei suoi pezzi, belli, significativi, ma non ancora marchiati a fuoco nel cuore collettivo di noi piccoli ingranaggi del macchinario. Perdonaci, siamo lenti. Cantiamo i tuoi inni con quarant’anni di ritardo medio. Sarà che noi, ingranaggi del macchinario italiano siamo, e meritiamo di essere, pendolari dal ritardo cronico. Non è solo colpa nostra. Sono i treni. E’ il Governo. Con Mussolini arrivavano in orario, però. Roger, non ti possiamo capire, non mastichiamo bene l’inglese, purtroppo.

A seguire, un occasione perduta. Wish you Were Here, dall’album omonimo. La riproduzione del brano si discosta in due-tre punti dalla versione canonica, ortodossa, incisa da lunghe sessioni di ascolto nella nostra corteccia uditiva. É la voce di Waters che cambia la chiusura della melodia in alcuni punti essenziali. E’ una sua scelta personale. Il suo modo di dirci che può ancora scegliere.

Forse è giusto così. La canzone, come tutto l’album da cui è tratta, è una celebrazione dell’assenza. L’assenza di Syd Barrett, storico chitarrista dei Pink Floyd, incapacitato dagli eccessi. L’assenza del padre di Roger, perso durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo lo sbarco di Anzio. Crediamo di poter scegliere, tra il paradiso e l’inferno, tra il cielo ed il dolore. Poi finiamo a rinchiuderci nella nostra palla di vetro, come pesci rossi, anno dopo anno[5].

Poi l’apoteosi. Il carnevale. Another Brick in The Wall. Noi, che nel celebrare lo slogan anti-omologazione gridiamo di non volere allineare i nostri pensieri, lo facciamo in diecimila, con la stessa intonazione e portando lo stesso tempo. Roger, vergognati. Avrai mica fatto la fine dei maiali di Orwell? Invece di regalarci la libertà ci hai vestito a festa la prigione, ci hai abbellito il macchinario. Chissà se ci pensi ancora, o se per te è un lavoro come un altro. Io scribacchino di un giornale locale, tu perno di uno spettacolo ben oliato che genera danaro e regala illusioni di giovinezza e libertà. In ultima analisi, entrambi ingranaggi del macchinario.

A seguire due brani dell’album Animals, Dogs e Pigs, conditi da immagini violente di poveri che piangono e potenti che se la ridono. Per fortuna il mio inglese non mi fa capire quel testo demenziale con tribune elettorali.

Inizia un suono di monete e vecchi registratori di cassa a ricordarci qual’è il motore del macchinario guidato dai potenti di prima. Finalmente parte l’inusuale ritmo in sette quarti di Money, iconico incipit musicale dall’album Dark Side of The Moon, per la gioia del pubblico. Altre immagini distopiche a raccontarci la sofferenza dei troppi poveri, e la presunta serenità e perfino allegria dei pochi ricchi e potenti, tra cui diversi potenti italiani. Forse una narrativa, se pur duramente reale, inutile. Ti piace vincere facile? Chi oserebbe non essere d’accordo con te? Che ne facciamo di tutto ciò? Tu potresti fare di più, hai una grande responsabilità. Hai un esercito, solo stasera, di diecimila persone che marciano al tuo ritmo, come i martelli che fanno il passo dell’oca nel video di The Wall. Ripensandoci, magari lo fai, magari oltre ad aizzarci senza offrire soluzioni, fai qualcosa per questi poveri. Cosa fai? Possiamo aiutarti?

Inizia il brano che dà il titolo al tour, Us and Them, ancora dall’album The Dark Side of the Moon. Intelleggo solo una frase della canzone, and who knows which is which and who is who. Da che parte stiamo, o meglio, quali sono le parti? Destra e Sinistra? Sopra e sotto? Comunismo e Fascismo? Socialismo e capitalismo? Cristiani e Musulmani? Di quale tribù faccio parte? É la domanda che è sbagliata, non fatemela più.

Rifletto su questo, che è sempre una buona cosa, mentre altri brani via via si alternano, uno dei brani di Roger Waters solista, e poi via via Brain Damage ed Eclipse, entrambi dall’album Dark Side of the Moon e Mother dall’album The Wall.

L’inizio dell’ultimo brano mi riportano al concerto. Comfortably Numb, anche questo dall’album The Wall. Due meravigliosi assoli di chitarra che ti riportano in pace con il mondo. É la fine della messa, andate in pace. Roger, tu ed i tuoi vecchi compagni avete fatto della musica stupenda.

Comfortably Numb, confortevolmente insensibile. Questo siamo diventati. Le immagini di poveri che rimestano le discariche sono parte di uno show ben congegnato, bellissimo, struggente, ma in ultima analisi un macchinario. Welcome to the Machine.

Mentre scrivevo queste note, ripensando al concerto, immaginavo di scrivere i miei pensieri così come si erano generati, nell’articolo. Mi sembravano vivi, andavano al cuore di ciò che sentivo, di ciò che volevo comunicare. Dovevo tornare al mio macchinario. Potevo offrire riflessioni così fuori dal coro in un quotidiano di provincia, peraltro politicamente ben schierato? Tornai indietro e corressi con decisione. Destra e sinistra sono necessari, non sono mica tribù. Limai i commenti che non si allineavano alla visione politica dei lettori e decisi di mantenere un tono di maggiore ammirazione dell’artista per tenermi buoni tutti i suoi ammiratori, evitando (quasi) qualsiasi riflessione critica, se non un accenno, per darmi un tono intellettuale. Avrei preferito tenere l’originale, ma come tutti gli italiani, sono padre di famiglia anch’io.

Avevo ancora un paio d’ore prima del volo di ritorno, ed a malincuore mi decisi ad ascoltare i tre album degli artisti locali, su cui avrei dovuto scrivere recensioni. Iniziai dagli artisti che conoscevo, e sui quali avrei dovuto scrivere bene. Li ascoltai velocemente, giusto per confermare che non c’erano sorprese, ed avrei copiato ed incollato l’articolo dell’anno prima, con minime modifiche, per non scoprire il gioco. Il primo era un cantante melodico, tre accordi e via. Sempre innamorato, beato lui, e dalla rima facile. Il secondo non era male, mi era simpatico. Era un rock sincero, magari non memorabile, ma orecchiabile. Cantava in inglese, e la pronuncia era scorretta. Avrebbe, forse, funzionato in provincia, ma sarebbe stato ridicolizzato altrove.

Il terzo artista non lo conoscevo. Usava lo pseudonimo di Jim Grimble. Cissà perché, immaginavo che avesse un nome inutilizzable da artista, tipico delle parti nostre, tipo Oronzo Guadalupi o Vito Melpignano.

L’album si chiama Earthrise. La foto di copertina rappresenta la fotografia della NASA chiamata appunto “Earthrise”, in italiano “Il Sorgere della Terra”.

Earthrise è il titolo della famosissima foto che rappresenta la Terra, parzialmente in ombra, con in primo piano la superficie lunare, non appena ritorna visibile all’Apollo 8 che orbita la luna, come appunto il sorgere del sole. La foto è una foto pesante. È ritenuta una delle fotografie più influenti mai scattate, tanto da essere inclusa nella lista delle "100 fotografie che hanno cambiato il mondo".

Anche il primo brano si chiama Earthrise. Lo ascolto. È un brano strumentale, ricorda molto un brano degli E.S.T. (Esbjörn Svensson Trio), un trio jazz svedese che ho molto amato. Purtroppo il leader del trio morì durante un immersione a mare, a pensarci bene una morte simile a quella di Jeff Buckley.

Cerco di ricordarmi il brano in questione. Si tratta di “From Gagarin's Point of View”. Curiosa citazione, entrambi i titoli sono dal punto di vista di persone nello spazio, rispettivamente Yuri Gagarin e l’equipaggio dell’Apollo 8. Ascolto il brano degli E.S.T. In effetti hanno un atmosfera ed un architettura molto simile. Provo a riascoltarli entrambi, non è che il nostro amico Jim ha copiato, sperando nel fatto che gli E.S.T. non siano conosciutissimi da noi? In effetti le melodie sono diverse, così come la linea di basso: tecnicamente diversa, ma funzionalmente simile. Indubbiamente una citazione, ma non una copia, almeno non mi sembra. Jim inizia ad intrigarmi, ha frequentazioni musicali interessanti ed ispirazioni non ovvie. Certo, il pezzo è strumentale, non avrà mai successo.

Passo al pezzo successivo. Il titolo è SS16, Strada Statale 16? Probabilmente si, visto che parte da Otranto, passa per tutta la nostra provincia e finisce a Padova. Anche questo pezzo è strumentale. Anche questo mi sa vagamente di già sentito, dove? Provo a ripassare a mente i musicisti di jazz moderno leggero. Non mi viene in mente. Vado su Spotify, scorro artisti simili: Mammal Hands? Trio Elf? Tingvall Trio? Finalmente credo di trovarlo, si tratta di Hopopono dei GoGo Penguin. In questo caso non è una somiglianza così ovvia. Anche in questo caso è più il senso del brano simile, ma la melodia e gli accordi sono diversi. Jim mi intriga, non sarà il nuovo Miles Davis, ma quanto meno il suo album mi da la soddisfazione che deve avere il Commissario Montalbano quando trova il colpevole.

Il terzo brano è spiazzante, strano. Il titolo è No Way Out. Non viene alla mente nessun altro brano. Un leggerissimo accenno di già sentito a metà del pezzo, ma nel suo insieme mi suona nuovo e diverso da altre cose che ho sentito. Armonie atonali all’inizio ed alla fine. Accordi diminuiti e scale esatonali. Nel mezzo una parte tonale, anche se con cambi di accordi non banali, poi una parte in Re minore, per poi finire in esatonale. Il ritmo sembra essere un cinque quarti, in altre parole una condanna a morte per un pezzo musicale. L’unico pezzo di successo con una metrica dispari è Money dei Pink Floyd, poi si scende giù ai pezzi di jazz di Dave Brubeck (Take five il pezzo – splendido – più noto) o al prog rock più ostico degli anni 70. Insomma, un pezzo destinato al dimenticatoio: metrica dispari, armonie atonali e pezzo strumentale. Mi viene in mente la somiglianza che avevo trovato in un breve frammento nel mezzo, sembra, sia armonicamente che melodicamente, simile ad una Gnosienne di Satie. La cerco su Spotify e ne ho conferma, si tratta della Gnosienne n. 3. Il Commissario Montalbano de noantri ce l’ha fatta un’altra volta.



[1] Tour “Us+Them” 2018 di Roger Waters. Concerto del 25 Aprile 2018 all’Unipol Arena
[2] Dal testo di One of These Days
[3] Dal testo di Time
[4] Dal testo di Great Gig in the Sky
[5] Dal testo di Wish You Were Here

martedì 13 marzo 2018

Octopoli

Circa 13.5 miliardi di anni fa, l’universo, come lo conosciamo adesso, si è formato attraverso ciò che adesso conosciamo come “Grande Botto”.

Circa 3,8 miliardi di anni fa, nel nostro pianeta chiamato Octopoli, il terzo del nostro sistema planetario a partire dalla nostra stella, certe molecole si sono combinate in modo da formare degli organismi replicanti, in osservanza delle leggi della chimica e della fisica stabilite dal Grande Essere per questo universo.

Circa 500 milioni di anni fa un ramo fondamentale di esseri viventi, che contiene i molluschi, si separa dagli altri esseri viventi. Circa 300 milioni di anni fa, i cefalopodi si separano dagli altri molluschi, e diversi milioni di anni dopo, gli octopodi si separano dagli altri cefalopodi.

A questo punto le date diventano meno precise, a causa della difficoltà di datare i genomi su intervalli di tempo più ridotti. Circa 2 milioni di anni fa un nostro antenato, l’Octopus Vulgaris si separa dai nostri cugini, tra cui l’Octopus Rubescens e l’Octopus Tehuelchus, e forma un ramo proprio dell’albero della vita. Circa 1.5 milioni di anni fa una nuova specie, l’Octopus Habilis, appare sulla scena, con l’estinzione più o meno nello stesso periodo dell’Octopus Vulgaris, forse a causa dalla maggiore intelligenza dell’Octopus Habilis nello sfruttare l’ambiente. Alcuni studiosi ipotizzano che l’uscita di scena del Vulgaris sia stata anche dovuta alla cannibalizzazione degli esemplari di Vulgaris da parte degli Habilis, ma non ci sono risultati conclusivi che dimostrino ciò, anche se altre specie di octopodi mostrano preopensione al cannibalismo, in certe situazioni.

Il periodo che va da circa 300 mila anni fa a circa 50 mila anni fa, vede la comparsa dell’Octopus Sapiens, strutturalmente meno robusto del cugino Habilis, ma molto più intelligente. Anche in questo caso, ma più gradualmente, il cugino di intelligenza inferiore viene costretto all’estinzione. Anche in questo caso ci sono molte suggestioni che sembrano indicare il cannibalismo tra specie simili come una concausa. Tra queste suggestioni, anche il tabù culturale tipicamente octosapiens, contro il cannibalismo.

Circa 50 mila anni fa, organismi appartenenti alla nostra specie, l’Octopus Sapiens, iniziarono a creare strutture ancora più elaborate chiamate “cultura”. Lo sviluppo successivo di queste culture Octopodiane è chiamato storia.

Tre importanti rivoluzioni hanno segnato il corso della storia: la rivoluzione cognitiva, che di fatto ha iniziato il corso della storia come la conosciamo 50 mila anni fa; la rivoluzione alimentare, che ha velocizzato la storia circa 10 mila anni fa e la rivoluzione scientifica che è iniziata solo 300 anni fa, ma rischia di finire la storia o di modificarla radicalmente. Questo racconto narra la storia di come queste tre rivoluzioni abbiano avuto impatto sugli Octopus Sapiens e gli altri organismi di Octopoli.

La conquista di Octopoli

Gli octosapiens non sono nè i più forti, nè i più veloci animali di octopoli. Non hanno corazze per proteggersi, nè scheletri per sorreggersi. Come hanno fatto questi umili rappresentanti del regno animale a conquistare Octopoli e a diventarne di fatto i dominatori? Parecchia ricerca ha cercato di fare luce su questo, ne faremo qui brevi cenni.

Sviluppo cerebrale e locomozione a getto hanno permesso di utilizzare, fin dai primi antenati dell’octosapiens attuale, i tentacoli come mezzo per costruire ed utilizzare strumenti e fare evolvere molte delle varie attività, liberandole da compiti di locomozione. Uno degli elementi che ha differenziato gli octosapiens dagli altri animali è senz’altro l’abilità dei propri tentacoli, che condividiamo con altri octopodi e molluschi. L’elongazione dei tentacoli, e lo sviluppo del sistema nervoso per il loro controllo fine ha permesso l’acquisizione di progressive abilità pratiche e capacità tecniche.

L’evoluzione degli octosapiens è caratterizzata da un certo numero di importanti tendenze fisiologiche, incluse l’espansione del cervello e del sistema nervoso, che arriva ad un volume di 630 centimetri cubici, oltre il doppio di altri octopodi o dei decapodiformi (calamari o seppie). L’aumento del volume del cervello ha permesso lo sviluppo di relazioni sociali di maggiore complessità, mentre l’espansione del sistema nervoso ha permesso da un lato, un maggiore controllo sui movimenti dei tentacoli ad un livello molto superiore ai nostri cugini, e dall’altro un finissimo controllo sui cromatofori dell’epidermide. Quest’ultima capacità, inizialmente utilizzata a scopo di mimetizzazione, è stata via via utilizzata a scopo di comunicazione tra individui, fino ad utilizzare una effettiva larghezza di banda nella comunicazione, in altre parole quantità di informazione per unità di tempo, di gran lunga superiore a qualsiasi altro animale.

Vi sono diversi altri animali dotati di discreta intelligenza. Tra in nostri cugini più vicini, altri octopodi le varie specie di seppie e calamari, ed in modo particolare la seppia ed il calamaro giganti.  Questi ultimi condividono con noi la capacità di controllare i cromatofori, ma soltanto a scopo mimetico, o di comunicazione di base.

Vi sono anche sorprendenti isole di intelligenza in animali a noi molto distanti. Per rimanere in ambiente marino, vi sono molte specie di delfini che hanno una spiccata intelligenza, come gli octosapiens del passato imparavano a proprie spese. Nel passato molti octosapiens finivano in pasto ai delfini, se incautamente trovati a nuotare in acque libere. Oggi, naturalmente questo non succede più, se non in rari casi isolati.

Uscendo dal mare, ed immergendoci nell’aria vi sono altre strane specie di rimarchevole intelligenza. Tra queste alcuni uccelli, animali che si muovono con molta agilità nell’aria, ed in particolare i corvi ed alcuni pappagalli. Altri animali di notevole intelligenza sono i suini, animali che vivono spostandosi sul fondo dell’atmosfera e i primati, tra cui lo scimpanzè e l’uomo.

Alcuni scienziati sostengono che questi ultimi sono quanto di più vicino possiamo immaginare ad un intelligenza aliena. Vivono legati al margine dell’atmosfera, spostandosi su due arti (l’uomo) o su quattro (lo scimpanzè). Hanno un controllo dei propri arti superiori sorprendente, e riescono persino ad usare strumenti, generalmente utilizzando le mani, appendici prensili poste all’estremità degli arti.

L’uomo lavora comunemente le pietre per renderle conformi alle proprie varie necessità (cacciare, tagliare, eccetera). L’uomo, ed altri primati, riescono a comunicare attraverso vibrazioni che emettono nell’aria. Uno dei limiti di questa forma di comunicazione è la stretta larghezza di banda. In altre parole, poche informazioni alla volta possono passare da un uomo ad un altro. Per paragonare questo dato alla comunicazione degli octosapiens basti pensare che la comunicazione dell’uomo è monodimensionale (l’aria può condurre una sola serie di vibrazioni alla volta) mentre la comunicazione degli octosapiens è bidimensionale (possiamo mostrare immagini con altezza e larghezza). Matematicamente, se un uomo passa n informazioni, l’octosapiens ne può passare n al quadrato. Secondo alcuni scienziati, questo è il limite fisiologico che non ha permesso all’uomo di evolversi ulteriormente.

Altri animali che mostrano aspetti di sorprendente intelligenza includono gli insetti, tra cui le api che hanno una vita sociale molto articolata, e le termiti, capaci di veri e propri capolavori architettonici, ed alcuni ragni.

Come detto, alcuni di questi animali sono nostri cugini, mentre altri sono molto distanti da noi, geneticamente. La relazione tra noi e loro è esemplificata nell’albero filogenetico mostrato in figura 1.

Figura 1 - Albero filogenetico che evidenzia alcune specie di elevata intelligenza e la relazione tra esse e gli octosapiens.

La rivoluzione cognitiva

Instintivamente ci rendiamo conto che gli octosapiens sono superiori a tutte le altre specie, grazie alla loro intelligenza. Ma cosa vuol dire questo, esattamente? In che senso siamo superiori? Concetti che vengono in mente nel descrivere questa differenza includono consapevolezza, coscienza, comprensione. Filosofi hanno dedicato libri nel definire con precisione questi termini nel contesto in cui li abbiamo qui introdotti, ma noi li useremo nel loro senso “comune” senza preoccuparci di definizioni accurate.

Alcuni autori propongono una tassonomia di quattro gradi , rispetto alle competenze necessarie per definire la capacità di comprensione:

• Creature con apprendimento cablato: in questo grado la comprensione della specie è totalmente scritta nel loro codice genetico. I piccoli della specie nascono sapendo tutto ciò che gli serve. Nessuna esperienza contribuisce a modificare il loro comportamento. In altre parole, l’unico determinante della loro comprensione è il processo di selezione naturale, formulato e descritto da  Kkhljui . Esempi includono: le poseidonie, le alghe, i coralli.

• Creature con apprendimento basato su condizionamento operante: in questo grado la comprensione della specie è anche derivata da semplici esperienze come negli esperimenti di  Gkhutcj ove diverse specie animali sono state indotte ad imparare nuovi comportamenti in base a semplici condizionamenti ove specifiche risposte sono state istigate con delle gratificazioni o  specifici comportamenti estinti se associati a delle punizioni. Tutti gli octosapiens che possiedono una piccola seppia sanno che con le polpette di gambero si possono insegnare ai loro piccoli amici comportamenti complessi. Altri esempi includono: i carangidi, diverse specie di granchi, le aragoste. 

• Creature in grado di simulare scenari futuri: in questo grado, la comprensione include la possibilità di creare modelli e simulazioni più o meno semplici in modo da “fare morire le ipotesi al posto loro” come ha scritto Dgaenlkd  . Questo livello di competenza è raggiunto da pochi animali, tra cui alcune specie di nostri cugini, gli octopodi, i delfini, alcuni primati e l’uomo.

• Creature che possiedono strumenti di pensiero: in questo livello di competenza, raggiunto solo dagli octosapiens, come scritto da Pfownals  . Qui gli individui hanno un arsenale di strumenti di pensiero astratti e concreti, quali il linguaggio, la matematica, il metodo scientifico, e molti altri ancora.

I quattro gradi presentati sopra sono indicativi, e sono probabilmente parte di un continuum piuttosto che quattro classi discrete e disgiunte. Quel che è certo è che gli octosapiens formano una categoria a parte, e sono gli unici membri dell’ultima classe - con netto distacco dagli altri esseri viventi. Come è nato questo distacco?

Non c’è certezza su questo, non essendoci evidenze materiali fossili o scritte. Molti studiosi presumono che il linguaggio sia stato il catalizzatore di questi cambiamenti, probabilmente insieme ad una aumentata propensione sociale. Ci sono evidenze, anche se non conclusive, che i nostri antenati Octopus Vulgaris avevano scarse propensioni sociali, se non in rari casi. Probabilmente ad un certo punto un miglioramento nella capacità comunicativa ha innescato migliore comprensione e socialità tra i nostri antenati, a sua volta incoraggiando ulteriori miglioramenti nel linguaggi, iniziando un circolo virtuoso. La possibilità opposta è anche possibile, e per certi versi più probabile: una maggiore socialità, dettata da variazioni genetiche in individui di una specifica popolazione o da un ambiente dove la maggiore socialità garantiva migliori garanzie di sopravvivenza e riproduzione può aver catalizzato un utilizzo intenzionale delle capacità mimetiche a scopo comunicativo. Alcuni studiosi sostengono che sebbene il controllo dei cromatofori dei nostri antenati Vulgaris fosse più grezzo rispetto al nostro, sarebbe stato sufficiente a comunicare in modo abbastanza complesso. Simulazioni in merito sembrerebbero confermare questa ipotesi.

Una significativa accelerazione di questo circolo virtuoso sembra avvenire circa 50 mila anni fa. Dal linguaggio alla rappresentazione simbolica su foglio di posidonia (4 mila anni fa) fino alla digitalizzazione a base di triplette binarie sui moderni sistemi di stoccaggio e manipolazione informativa (50 anni fa), il passo è breve, almeno in termini di intervalli di tempo evolutivi. Il linguaggio, e la sua rappresentazione, sono quindi la base di tutti gli strumenti di pensiero che rendono gli octosapiens il pinnacolo dell’evoluzione. Basti come esempio la matematica, che può essere vista come una formalizzazione specifica del linguaggio, quasi una branca a parte, nata in parte per risolvere problemi specifici, ed in parte sviluppata per considerazioni quasi estetiche, anche in assenza di applicazioni pratiche, che pure, in alcuni casi specifici sono pure avvenute .

La rivoluzione alimentare

Per milioni di anni la dieta degli octopodi è consistita prevalentemente di molluschi bivalvi e crostacei, e, pur occasionalmente, pesci e molto altro ancora, adattandosi egregiamente alle situazioni più eterogenee.

Questo è iniziato a cambiare 10 mila anni fa circa, quando gli octosapiens iniziarono a dedicare la maggior parte del loro tempo a manipolare la vita di alcune altre specie di esseri viventi. Questo ebbe inizio nella punta estrema della penisola  del Mediterraneo, quando alcuni octosapiens iniziarono a rendersi conto che i mitili si sviluppavono in modo spontaneo lungo alcune semplici piccoli bastoni o paletti che gli octosapiens conficcavano in terra per delimitare le zone di caccia, prevalentemente in zone poco profonde. Quando i primi miticoltori appresero il ciclo di crescita delle cozze cominciarono a costruire i collettori artificiali per coltivare i mitili ed ottimizzare il ciclo di semina, crescita e raccolta. In realtà, in tempi diversi la rivoluzione ebbe luogo in varie aree del mondo e portò alla transizione da uno stile di vita di sussistenza, basato su raccolta e caccia all'addomesticazione e coltivazione di alche, piante ed animali.

La rivoluzione alimentare ebbe profondissime conseguenze non solo sull'alimentazione octosapiens ma anche sulla struttura sociale delle antiche comunità di octosapiens. Mentre le comunità prima della rivoluzione alimentare erano tipicamente semi-nomadi all’interno di specifici habitat,  in gruppi di piccole dimensioni, tipicamente da 10 a 50 elementi, e poco strutturate da un punto di vista sociale, fu l'introduzione della coltivazione di mitili e specie edibili simili a dare il via allo sviluppo di comunità sedentarie di sempre maggiori dimensioni, progressivamente strutturati in comunità di dimensioni maggiori. L'incremento della densità di octosapiens in spazi più ristretti a sua volta favorì e condusse alla strutturazione della società octopode e, come conseguenza di una divisione del lavoro, alla nascita di forme di amministrazione politica più complesse, nonché al commercio. Inoltre, attraverso l'insediamento stabile e la possibilità di contare su fonti di sostentamento stabili, l’octosapiens iniziò in questo periodo a manipolare l'ambiente a proprio vantaggio. I più antichi esempi noti di società includono i  , che furono anche i primi a lasciare tracce scritte della propria esistenza, la cui nascita quindi segna anche il passaggio dalla preistoria alla storia.

Una delle statistiche che meglio può chiarire l’impatto di questa rivoluzione su octopoli è la seguente: alcuni studiosi stimano che la biomassa degli octosapiens e di tutte le specie addomesticate era circa lo 0,1% di tutta la biomassa all’inizio della rivoluzione, mentre adesso si stima sia intorno al 32% del totale, ed addirittura il 93% se si considerano solo la biomassa delle specie di dimensioni più grandi (che hanno peso medio indicativo maggiore di 10 grammi).

La rivoluzione scientifica

La scienza nasce con l’Octopus Sapiens. In qualche modo tutti gli esemplari della nostra specie (e forse anche di altre specie, in modo più semplice?), in un modo o nell’altro, cercano di formare un modello del mondo che li circonda. Questo modello è un tentativo di spiegarsi il funzionare e l’agire di agenti ed elementi dell’ambiente naturale con cui i nostri antenati interagivano. Inizialmente, indubbiamente, questo modello è intuitivo ed individuale o, al massimo, condiviso informalmente tra pochi individui o all’interno di piccole comunità. La caratteristica di questi modelli o proto-teorie scientifiche è la verosimiglianza. In altre parole, hanno la qualità dei buoni racconti: sono verosimili ed interessanti. La rivoluzione scientifica identifica il periodo storico in cui questi modelli, ed i metodi per definirli e verificarli, diventano più formali e, soprattutto, più sistematici e rigorosi.
Tradizionalmente, si fa iniziare la rivoluzione circa 300 anni fa, periodo nel quale alcuni modelli – alcune teorie scientifiche - specialmente in chimica e biologia, si affermano non come racconti verosimili, ma come sistemi verificabili. Forse un po' meno interessanti – questo è opinabile, ma certamente più che verosimili: verificabili. Grazie a queste prime timide teorie, che aprono la strada ad un metodo scientifico inizia un’accelerazione di scoperte e metodi che via via si rafforzano l’un l’altro creando ulteriore accelerazione. Questa accelerazione continue a tutt’oggi, e non vi sono elementi che facciano pensare ad un rallentamento, se non, potenzialmente, una distruzione dell’ambiente da parte dell’octosapiens stesso, dovuta ai troppi cambiamenti, troppo velocemente, provocati nell’ambiente. Per rendersi conto dei cambiamenti operati dall’octosapiens al nostro pianeta, si pensi al cambiamento delle proporzioni relative della biomassa cui facevamo riferimento in precedenza. Cambiamenti di queste dimensioni prima avvenivano in tempi relativamente lunghi, mentre adesso avvengono nello spazio di poche generazioni.

Come dicevamo, per consuetudine, ci si riferisce alla rivoluzione scientifica come il periodo nel quale gli sviluppi in chimica e biologia inizialmente, ma poco dopo anche in matematica e fisica, trasformarono la visione della società degli octosapiens riguardo la natura. Anche questa rivoluzione, curiosamente, ebbe inizio nella penisola del Mediterraneo, dove varie comunità di octosapiens iniziarono a immergersi nell’atmosfera per sfruttarne le risorse, fino ad allora non utilizzate. Questo cambio di ambiente ha portato a cambiamenti di prospettiva nella visione delle cose, ed in particolare alla ricerca di similarità e differenze tra il nostro ambiente naturale e l’atmosfera (e successivamente anche oltre l’atmosfera). Questo afflato speculativo, inizialmente provocò la nascita di una serie di teorie tra cui quelle più note di   e  , che pur avendo una certa coerenza interna ed abilità di spiegare alcuni fenomeni, non potevano spiegarli tutti. Finalmente, con l’opera di alcuni scienziati quali   e  , che nell’ambito rispettivamente della chimica e della biologia, oltre ad offrire delle teorie plausibili, si sforzarono di dimostrarle con osservazioni ed esperimenti, solidificando così un metodo scientifico, oltre che delle teorie scientifiche. La Rivoluzione scientifica è quindi un movimento di pensiero che, a partire dall'opera di questo scienziati, trova i suoi filosofi ed esprime la sua più matura configurazione nell'immagine dell'universo come organismo. Questa visione aveva dei vantaggi, permetteva di isolare l’osservazione dei fenomeni ad un livello specifico di complessità ed astrazione - l’organismo, ignorando la complessità insita nell’organismo stesso. Questo permetteva di trovare leggi generali ad ogni livello di astrazione su cui si voleva concentrare l’indagine scientifica.
Dopo un certo numero di successi, questo approccio mostra dei limiti. Mentre tende a spiegare i fenomeni nella loro unità, non permette una dettagliata comprensione delle parti. Circa 50 anni dopo, con il maturare di altre scienze quale la fisica, in particolare con le scoperte di  , ci fu un raffinamento degli strumenti matematici rispetto a quelli relativamente semplici usati in chimica e biologia, e la visione dell’universo rapidamente si modificò da “organismo” a “meccanismo”. Anche questa visione aveva vantaggi e svantaggi, ma rapidamente gli scienziati octosapiens abbracciarono entrambe le prospettive, usando la più appropriata di volta in volta.

La formazione di un nuovo tipo di sapere che necessita del continuo controllo dell'esperienza, richiede un nuovo tipo di “esperto” che non è ne il filosofo, né il mago né il commentatore di segni antichi; il nuovo “esperto” è lo scienziato moderno, che usa metodi e strumenti sempre più precisi, e che riesce a fondere la “teoria” con la “pratica”. Il rapporto tra scienza e tecnologia è un fenomeno che si è creato negli ultimi secoli; nel passato, lo sviluppo di nuove tecnologie, era primariamente condotto da artigiani, che in generale procedevano per tentativi non sempre avendo una base teorica per i loro sforzi. In realtà, il dominio degli octosapiens sull’ambiente, parte dalla scienza, ma si realizza negli sviluppi tecnologici, che sono sia conseguenze sia catalizzatori delle scoperte scientifiche.

Sono questi sviluppi tecnologici che permettono all’octosapiens di vivere ed operare su tutto il pianeta, nei mari, nell’atmosfera ed anche sotto il fondo del mare e dell’atmosfera. Il pianeta, in conseguenza di questi sviluppi tecnologici, e delle modifiche operate dall’octosapiens, non è più lo stesso, e questo ha connotazioni sia positive che negative. La popolazione degli octosapiens, adesso, non è più una specie come le altre, che raccoglie e caccia quanto la natura gli mette a disposizione, e scappa, in quanto preda di altre specie, giocando il proprio numero nell’estrazione a sorte della propria esistenza bruta e breve. L’octosapiens decide i destini del nostro pianeta – e forse dovrebbe farlo con più rispetto e cognizione di causa. Dopo aver quasi portato all’estinzione migliaia di specie, tra cui alcuni partecipanti alla corsa evolutiva all’intelligenza, gli uomini e molti altri primati, l’octosapiens ha fatto ammenda e ha creato degli habitat per assicurare che ogni specie di Octopoli abbia pieno diritto di residenza sul nostro pianeta.

Chissà cosa pensano gli uomini, quando ci guardano da dietro le loro gabbie in attesa del loro pasto quotidiano, e se ci giudicano loro carnefici o loro salvatori.